La pesca in Sardegna

Che i sardi siano stati grandi contadini e eccezionali pastori, questo un po’ tutti lo sappiamo. Vicende storiche invece vollero che l’attitudine alla pesca si sviluppasse il minimo indispensabile e le fonti ci raccontano che  i primi a praticarla in maniera sistematica furono i fenici seguiti molto più tardi da spagnoli, napoletani e genovesi alla fine del settecento. Per questo le coste sarde si dimostrano a tutt’oggi eccezionalmente ricche e variegate vuoi nella flora che nella fauna.

Vero è che ritrovamenti archeologici ci consentono oggi di ammirare l’iconografia nuragica  che racconta di antichi sardi come capaci pescatori. L’arte evidentemente deve essere rimasta nel sangue, dato che ad oggi è in fase di riscoperta.

La pesca maggiormente praticata fu principalmente quella in laguna. Si tratta di una tecnica molto antica ancora oggi in utilizzo probabilmente già praticata durante il neolitico. Gli stagni d’altronde dovettero per molto tempo fornire un’abbondante riserva di pesce ai sardi di ieri. Fra le lagune più importanti oggi sfruttate in maniera organica quella di Oristano, e quelle facenti parte del prezioso complesso presente nella zona di Muravera.

Provengono appunto dalle lagune i pesci che più di altri l’isola ama. Fra questi impossibile dimenticare i muggini, sa lissa in lingua sarda,  le anguille dette sa filatrotta, comunemente arrostite allo spiedo e insaporite con foglie di lauro, le spigole conosciute come su spirrittu e una enorme quantità di succulenti crostacei. Indimenticabili le arselle, i granchi e i gustosissimi gamberetti sardi.

Questi alimenti ancora oggi di eccezionale qualità vengono insaporiti con spezie locali  quali il finocchietto selvatico e accompagnate da abbondanti bicchieri di vernaccia.

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