Mirto, nettare di Sardegna

E’ difficile credere che da bacche piccole e scure nasca quasi per magia il nettare che più degli altri rappresenta la Sardegna, il mirto. Pianta ben conosciuta da culture antiche, quali quella greca e romana, il mirto sull’isola ha trovato habitat ideale per la sua crescita e diffusione. Sinonimo di ospitalità sarda, non esiste pasto di festa che non si chiuda con la degustazione del mirto, che è apprezzato sia nella sua versione scura che bianca. La seconda meno comune ma non per questo meno eccellente viene normalmente prodotta con le foglie della pianta che è capace di raggiungere un altezza di due metri e cresce in ottima simbiosi con il lentischio, il ginepro, o il corbezzolo tutte piante gradevolmente odorose che arricchiscono la macchia mediterranea

Oggi il liquore conosce una forte commercializzazione, apprezzato com’è in tutta Italia e in buona parte dell’Europa dal palato fine, ma la tradizione della sua produzione non ha abbandonato l’isola. Il mirto viene infatti ancora oggi prodotto a livello familiare e ogni zona possiede la propria ricetta  che risulta peraltro sempre similare e semplice negli ingredienti utilizzati. A mutare sono normalmente le dosi di zucchero, di bacche impiegate o di alcool.

E’ curioso ricordare che il mirto nella Grecia antica non solo era legato alla sfera dell’erotismo e della lussuria, ma si presenta come elemento fondante della leggenda che vide la giovane Myrsine tramutata appunto in pianta di mirto perché riuscì a battere durante una gara un suo giovane compagno. E’ da allora che i vincitori dei giochi elei vennero cinti con corona di mirto. Durante il medioevo invece le bacche della pianta vennero usate per creare un profumo tanto gradevole da conquistare il nome di acqua degli angeli. Oggi bere una sorsata di mirto significa lasciarsi rapire da un momento di estasi.

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